Creatività

Le api hanno cervelli che permettono loro di essere estremamante organizzate e di riprodursi, mangiare, spostarsi, comunicare. La differenza con il cervello umano è per quantità di neuroni (noi ne abbiamo un centinaio di miliardi mentre loro solo un milione) e per flessibilità della loro struttura. Gli insetti hanno infatti quasi esclusivamente comportamenti automatici: quando ricevono uno stimolo applicano una semplice azione in quanto non hanno abbastanza neuroni per fare di più; inoltre la struttura del loro cervello è rigida, per questo appena nate sanno già cosa devono fare per sopravvivere.

I neuroni necessari per i nostri comportamenti automatici (camminare, respirare, masticare) sono pochissimi rispetto a quelli disponibili1 e tutti gli altri (interposti tra quelli necessari alle sensazioni – era un tuono? – e l’azione – cerco un riparo) sono utilizzati per offrire comportamenti mediati, utili al ragionamento e alla previsione: non c’è solo un rapporto se succede A allora fai B, ma qualcosa di molto più complesso in cui in risposta a un evento tutti i neuroni si attivano in un dibattito – formando addirittura coalizioni – per offrire una varietà di risposte che la volta successiva, a seconda del contesto, potrebbero addirittura essere diverse.

Alla luce di questo, è importante sapere che anche il concetto di novità ha un ruolo in questo sistema: il cervello umano (rispetto a quello delle api) ha un meccanismo che si chiama soppressione della ripetizione che permette di risparmiare energia (la gestione dell’energia è alla base della sopravvivenza) aumentando l’indifferenza nei confronti di fenomeni che non offrono sorpresa2.

La capacità che ha l’essere umano di rispondere alle novità con questa libertà (grazie alla struttura flessibile dei suoi innumerovoli neuroni) si chiama creatività.

La specie creativa di Brandt (compositore musicale) e Eagleman (neuroscienziato) è avvincente.

  1. quando impariamo a fare cose nuove tendiamo inoltre a trasformarle in abitudini abbastanza in fretta
  2. I primitivi, quando uscivano da una grotta, aumentavano tantissimo la soglia dell’attenzione per riuscire a sopravvivere (cercare cibo o cercare di non diventarlo). L’unico momento in cui potevano far scendere quella soglia era nella grotta, un luogo sicuro che non offriva novità e dava sicurezza. Oggi, quando prendiamo l’auto e andiamo in un posto in cui non si è mai stati, la soglia dell’attenzione è altissima, mentre alla decima volta che ci si va la durata del percorso pare la metà. Aumentare la soglia dell’attenzione brucia tantissima energia, mentre aumentare quella dell’indifferenza la fa risparmiare.