L’arte del tenere traccia.

A diverse settimane di distanza, torno a scrivere dei 2 post precedenti perché volevo consolidare alcuni pensieri.

Partendo dal fatto che il mio impegno come runner in questi mesi ha visto migliorare il mio percorso standard a 10km, riflettevo sul fatto che la creazione di abitudini “buone” e il tenere traccia dei risultati mi sta facendo davvero bene.

Il tema di questo post è quindi sull’importanza di tenere traccia delle cose, non solo per non scordarle, ma per imparare a risolvere i problemi e per conoscersi meglio: l’elenco delle cose che mi hanno aiutato nel raggiungimento del mio obiettivo di cui ho parlato nel post precedente, lo trovo dannatamente utile e spesso continua a tornarmi in mente nel momento in cui devo fare delle scelte che riguardano l’ambito “salute”.

Quello che voglio fare è quindi raccogliere un elenco di note che trovo importante ricordarmi sul tema del “tenere traccia”.

Le ragioni per scrivere possono essere diverse (difficilmente possono essere sbagliate) ma dato il media è il messaggio, invece che scrivere un diario (che mi porterebbe a scrivere con un certo linguaggio e solo di certi temi) preferisco usare dei quaderni in cui scrivo appunti, segno numeri e nomi, faccio disegni, elenchi, liste della spesa, schemi, incollo cose, eccetera.

Ho scoperto che per me l’ideale è usare una Tratto PEN nera1 e un quaderno 18×23 a righe2. Ritengo che gli strumenti per prendere appunti debbano essere super-economici3 e pratici4. I fogli di calcolo – per quanto brutti siano – sono impagabili per creare tabelle di riferimento (sad but true).

Preferisco l’efficienza all’eleganza: nessuno mi giudicherà per quanto scrivo ordinato (anche se è importante) ma l’immediatezza e la chiarezza del concetto (anche a distanza di tempo) sono un tema fondamentale.

Il processo è parte del progetto:

  • segnare la data in cui si prende l’appunto;
  • cancellare con una singola riga per lasciare intravedere la cazzata ciò che si è scritto;
  • non strappare mai le pagine.

Scrivere del problema (dalla lista della spesa al progetto di una app) aiuta ad analizzarlo; tenerli solo in testa crea infatti un “rumore” che impedisce di capirne tutte le parti, di organizzarli, di definirne una priorità; l’idea è che se lasciamo alla carta il compito di conservarli, ci rimane più energia mentale per risolverli.

Tenere traccia con disciplina di ciò che è importante ci aiuta nell’atteggiamento (mindset) con cui affrontiamo i problemi.

Alcune azioni interessanti che si possono fare prendendo note possono essere:

  • affermare/confermare qualcosa: normalmente scrivere un elenco che risponda alla domanda PERCHÉ un concetto è vero, aiuta a dargli solidità: “mi sento in salute PERCHÉ mangio bene, mangio meno, faccio movimento, sono nel mio peso forma, …”
  • Riformulare i problemi cambiando il modo in cui percepiamo una situazione e quindi il suo significato: chiedersi “Com’è andata oggi?” è diverso da chiedersi “Quali sono i motivi per cui oggi è stata una bella giornata?”.
  • Risolvere i problemi capovolgendoli: se siamo bloccati su una domanda, chiedersi il contrario può essere un test per ottenere risposte più semplicemente (un piccolo trick mentale che a volte funziona): invece che rispondere alla domanda “Per quale motivo dovrei disegnare di più“, rispondere alla domanda “per quale motivo dovrei disegnare di meno” può dare risultati interessanti.
  • Risolvere un problema scrivendo 30 soluzioni in 5 minuti (non modificare le soluzioni prima dei 5 minuti: devono essere istintive. C’è tempo dopo i 5 minuti per limare…); in realtà non ho memoria che abbia mai funzionato, ma è una tecnica che mi affascina e che spesso mi fa venire idee per altre cose.
  • Risolvere un problema con un cambio di prospettiva: “che consiglio ti darebbe [nome di persona] per aiutarti a risolvere davvero un problema che hai?” è un tipo di domanda che può aiutarti a trovare delle soluzioni. 
  • Definire una traiettoria: una volta definito un obiettivo, elencare tutte le azioni fatte nella giornata e successivamente evidenziare quelle che ci hanno fatto avvicinare all’obiettivo e quelle che ci hanno fatto allontanare: sarà più facile definire un piano basato sulle azioni “buone”.
  • Scrivere ciò di cui essere grati: aiuta a focalizzarsi sulle cose di cui si ha bisogno per stare bene: “quali sono le 3 cose che mi hanno fatto star bene oggi?” (qualcosa di mondano, di accaduto per caso o accaduto perché voluto).
  • Rispondere alle domande Cosa ti ha eccitato oggi? Cosa ti ha sfiancato oggi? Cosa hai imparato oggi? è una azione che se fatta per 30 giorni, può aiutare a scoprire molte cose di sé stessi.
  1. Scivola bene, ha un bel nero dal tratto importante, non macchia e costa poco.
  2. Difficili da trovare come formato ma sono la “mia” dimensione giusta; per quanto riguarda le righe invece, nonostante preferisca le pagine bianche o quelle dotted, mi permettono di essere naturalmente più ordinato, senza frizioni mentali.
  3. Avere supporti costosi implica uno stato mentale in cui si può aver paura di “rovinarli”; questo frena l’immediatezza dell’atto e quindi il flusso di pensiero.
  4. Carta e inchiostro (che permane nel tempo e ti obbliga a far pace con gli errori) sono estremamente più pratici di uno strumento digitale come un tablet – con tecnologia epaper o meno – che per quante opzioni possa avere in più, risultano più fragili e meno immediati. Ricordarsi inoltre che un quaderno è facilmente fotografabile con qualsiasi smartphone.